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Bush, CIA, Jessica Chastain, Kathryn Bigelow, Obama, Osama Bin Laden, terrorismo, The Hurt Locker, Zero Dark Thirty
Il film è basato sull’attività di intelligence che ha portato all’individuazione e all’uccisione di Osama bin Laden, il 2 maggio 2011 ad Abbottabad, Pakistan da parte del DEVGRU. La trama si sviluppa in un arco di tempo compreso tra il 2001 e il 2011, e narra le indagini e le ricerche che portano l’agente CIA Maya (Jessica Chastain) a scovare il nascondiglio del terrorista Osama bin Laden.
Il penultimo film di Kathryn Bigelow, The Hurt Locker, era pervaso da un evidente compiacimento da parte della regista e dello sceneggiatore Mark Boal, che stonava e deviava lo spettatore dalla realtà (il pantano dell’invasione statunitense in Iraq), riproponendo un’estetica fortemente imperialista ed accodandosi alla lunga lista di film che esaltano le gesta dei soldati americani salvatori del mondo.
Sono invece rimasto piacevolmente colpito da “Zero Dark Thirty”, oltre che dal punto di vista tecnico e spettacolare (fotografia e montaggio eccezionali, ineccepibile meccanismo di costruzione della tensione con accumulo finale nella impressionante sequenza dell’operazione notturna), anche dal punto di vista contenutistico, o meglio “simbolico”.
Non vi è esaltazione della tortura da parte degli agenti CIA, semmai una sua doverosa rappresentazione, piuttosto cruda e realistica. Del resto la violenza esercitata non sembra sortire alcun effetto evidente nei confronti del fanatismo estremo, fideistico, dei prigioneri musulmani.
La regista ha voluto fotografare gli eventi “acriticamente”, senza esprimere giudizi, obbligare gli spettatori alla crudele visione, “condannarli” a vivere una violenza per lo più occultata dai media (simbolicamente Maya entra nella sala delle torture, non si limita a guardare dallo schermo, seppur visibilmente provata dall’esperienza). A ben vedere si rileva un diffuso senso di condanna nei confronti delle violenze perpretate sui prigionieri.